Gradini di celluloide: le scale nel cinema #2
Un grande classico del cinema muto è La corazzata Potëmkin (1925), la cui sequenza principale si svolge su una monumentale scala a rampa: quella di Odessa, teatro di una dura repressione popolare da parte dell’esercito zarista. L’episodio non ha riscontro storico nella rivoluzione russa del 1905, ma il regista Sergej Michajlovič Ėjzenštejn (1898-1848) se ne serve per accentuare la brutalità del regime zarista, fino alla scena madre, con la carrozzina che sfugge di mano alla madre colpita a morte.
La sequenza divenne assai nota in Italia nel 1976, grazie a un altro film, Il secondo tragico Fantozzi di Luciano Salce. Il ragionier Fantozzi e i suoi colleghi sono costretti dal loro superiore Maria Guidobaldo Riccardelli, appassionato di cinema d’essai, a vedere ogni sabato sera capolavori come Dies Irae di Carl Theodor Dreyer, L’uomo di Aran di Robert J. Flaherty e soprattutto La corazzata Kotiomkin di Serghei M. Einstein (chiaro riferimento al film di Ėjzenštejn). Dopo anni di penitenza, Fantozzi si ribella e alla fine dell’ennesima proiezione urla, sostenuto dai colleghi: ”Per me… La corazzata Kotiomkin… è una cagata pazzesca!”
Inutile dire che l’insurrezione sarà duramente repressa. Del film, distrutto dai ribelli, verrà nuovamente girata la scena principale e a Fantozzi toccherà interpretare il ruolo più umiliante e pericoloso: quello del neonato piangente nella carrozzina che cade giù per le scale.
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